Western Electric 754A

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Non ho avuto la fortuna di ascoltare altri largabanda Westerm Electric, anch’essi, come questo 754a, ricercati e strapagati dai collezionisti asiatici. D’altra parte la rarità e il costo  li rendono oggetti difficili da avvicinare, soprattutto in Italia, dove l’interesse per il vintage di qualità non è poi così diffuso.

Ma che cosa rende straordinario un altoparlante che è dichiarato con una risposta in frequenza tutto sommato limitata che va di 60 ai 10000 hz?

Bastasse la risposta in frequenza a definire la bontà di un altoparlante, il mondo dell’alta fedeltà sarebbe molto più semplice. Ma sappiamo che non sta tutto lì e neppure soltanto nelle altre  misure.  Al di là del limite di frequenza, la cosa straordinaria è come sa esprimersi in questo range.  In alta fedeltà chi si affida alle sole misure (indispensabili, s’intende) alle volte rischia cocenti delusioni. E’ altresì vero che ciascuno ha un proprio modo di rapportarsi alla musica riprodotta, per semplificare diciamo che due sono le macrocategorie, a loro volta scomponibili in tantissime altre sottocategorie, quella di bada alla quantità e quella di chi bada alla qualità.

Ora, questa premessa pseudo filosofica che richiederebbe ben altri approfondimenti, è solo per dire che chi si approccia all’ascolto di un altoparlante come questo Western Electric 754A, deve porsi in una posizione qualitativa più che quantitativa.

western electric 754a

Veniamo dunque al sodo. Montato in una cassa di circa 160 litri e pilotato con un singolo Leak TL 10.1 e relativo pre Varislope III, questo vecchietto ha sfoderato una performance incredibile.  Non ho voluto aggiungere nessun aiuto sulle alte frequenze durante la prova, per meglio coglierne le caratteristiche, anche se un aiuto in alto è auspicabile.

Coerenza tonale, omogeneità su tutta la gamma di frequenze, pulizia e calore, assenza totale di grana, fluidità, nessun picco udibile, insomma un risultato di una naturalezza disarmante. La voce è lì, giusta, senza nessuna enfatizzazione; il pianoforte ha un timbro corretto  e mai mono-tono (Satie suonato da Ciccolini, Galuppi suonato da Michelangeli, Chopin suonato da Pollini… rivelano ciascuno le proprie peculiarità che consentono di cogliere, insieme alle caratteristiche della registrazione, il timbro dei differenti pianoforti).

western electric 754a

Bastano le prime note per  rendersi conto  che quello strumento, quell’ensamble , quella voce non potrebbero essere diversi da come vengono riprodotti.  Tutto è giusto, non saprei come dirlo diversamente, nel range di frequenze riprodotte. Nel video che segue, pubblicato anche su YouTube, all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=eRkkp9tq3w0, potete ascoltare il 754a pilotato da un piccolo TAmp in aria libera e già da lì, pur con tutti i limiti della registrazione e del PC, è possibile cogliere quella naturalezza che a parole è così difficile esprimere.

Avrete capito che per me la naturalezza viene prima di tutto, prima dell’estensione in frequenza, prima del famigerato silenzio intertransiente, prima del soundstage, insomma prima di quello che volete, e devo dire che mai prima d’ora mi era capitato di sentire un altoparlante così “normale”, così trasparente (non nel senso di privo di corpo, anzi), così giusto e privo di ogni spettacolarità come questo.

Perché? Non lo so. Credo sia davvero come chiedere a un liutaio perché gli stradivari e gli Amati suonassero con quel timbro così unico che ancora oggi, con ben alti mezzi e tecnologie, non si riesce a eguagliare.  Quello che si dice è che nell’impasto della carta del cono, venissero usate sostanze particolari, qualcuno parla di seta, non saprei. Emblematico è il caso dei Western  Electric 755 la cui produzione, una volta cessata quella Western, passo ad Altec. Ebbene, si dice (non ho mai avuto modo di fare confronti) che pur nel rispetto delle specifiche costruttive, gli Altec non suonassero bene come i Western.

L’alta fedeltà è un’alchimia molto simile a quella degli strumenti musicali: anche un violino cinese da 100 € suona da violino e fa la voce grossa ma la magia e la ricchezza di un violino di liuteria è ben altra cosa e per comprenderla non serve solo poterselo permettere economicamente ma prima di tutto educare il proprio orecchio e la propria sensibilità a cogliere quelle sfumature che altrimenti  rimarrebbero nascoste. Ecco perché, forse, è più facile valutare un apparecchio o un sistema hi-fi su aspetti quantitativi (non da ultimo il costo e le finiture, l’estensione in frequenza o la potenza) piuttosto che su aspetti qualitativi. Giudichereste mai un vino dalla sola gradazione alcolica?

Se vi capita la fortuna di ascoltare e magari possedere uno di questi gioielli Western Electric, mettete da parte ogni preconcetto sull’età e l’aspetto e disponetevi allo stupore.

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